Francesca Abastante, Marta Bottero, Chiara D’Alpaos


Il ripensamento dei modelli di sviluppo proposto dall’economia circolare impone di rivedere tutte le fasi della produzione legata all’utilizzo delle risorse primarie e prestare attenzione all’intero ciclo produttivo, attraverso la valorizzazione non solo del capitale naturale (risorse primarie e impatti ambientali), ma anche di quello sociale (lavoro e benessere) ed economico (investimenti e redditi).

L’ambiente urbano, nelle due declinazioni del costruito e dello spazio comune, rappresenta un ambito cruciale nel quale applicare i principi dell’economia circolare per virare la rotta verso un’economia a consumo zero o quasi zero di risorse (naturali e antropiche) irriproducibili.
Per una completa adesione a tale paradigma si rendono pertanto necessari modelli di analisi e valutazione in grado, da un lato, di aiutare a individuare le connessioni causali e retroattive tra i diversi elementi del sistema, e, dall’altro, di evidenziare il complesso sistema di convenienze economiche sottostante. L’obiettivo è quello di individuare i percorsi di “minor costo” di intervento possibile al fine di progettare beni e prodotti destinati ad usi multipli, salvaguardando l’ambiente e generando al contempo opportunità di reddito. Il principio fondamentale è infatti quello di strutturare processi in grado di creare valore invece di estrarlo, così da avere uno slancio verso il futuro di un’economia sostenibile che generi migliori effetti/impatti/risultati economici, ambientali e sociali.

All’interno di tale contesto, i modelli di valutazione assumono quindi un ruolo fondamentale nella riorganizzazione dei processi di produzione, pianificazione e rigenerazione per la chiusura del cerchio. Attraverso infatti l’individuazione di criteri di circolarità, delle rispettive metriche e lo sviluppo di modelli di stima dei valori generati, la disciplina estimativa e valutativa sembra in grado di offrire un contributo centrale nell’individuare i punti di snodo dei flussi di valore generati dagli organismi urbani e di riorientarli verso una transizione dalle città dalla waste hierarchy alla cosiddetta circularity hierarchy.

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