Chiara Agnoletti, ricercatrice di Irpet: “Resta alto il bisogno di edilizia residenziale pubblica e sociale, serve uno specifico canale di finanziamento”. Il presidente di Urbit Biagi: “Casi che hanno risolto problemi dell’abitare sociale creando vitalità nei territori”.

L’assessore Paulesu: “Verso modelli innovativi dell’abitare, Erp indispensabile ma ci sono nuovi bisogni”

Firenze, 8 novembre 2024. “A Firenze resta alta la domanda di edilizia residenziale pubblica e sociale. Gli esempi tratti dal passato, dall’Isolotto alle Murate, forniscono indicazioni replicabili anche oggi. In parallelo, però, servirebbe uno specifico canale di finanziamento per questi interventi”.

A dirlo è Chiara Agnoletti, ricercatrice di Irpet, intervenuta oggi al convegno “Le politiche abitative pubbliche a confronto, 70 anni di quartiere Isolotto e 20  anni  di  Murate”,  che  segna  la  conclusione  dell’edizione  2024  di Urbanpromo, la rassegna nazionale sull’urbanistica organizzata da Inu e Urbit a Firenze.

“Quelli dell’Isolotto e delle Murate – commenta il presidente di Urbit, Gianni Biagi — rappresentano esempi virtuosi di interventi pubblici che hanno contribuito a costruire, nel tempo, luoghi con una loro riconoscibilità e identità. Qui il pubblico ha adempiuto pienamente alla sua missione, che non è quella di programmare soltanto, ma anche di intervenire direttamente. Si tratta quindi di casi storici che, pur nella loro diversità, possono fornire ancora oggi indicazioni utili. Il recupero del patrimonio dismesso, come nel caso delle Murate, è in particolare l’esempio di come, con una quota di residenza sociale pubblica, si può risolvere un problema dell’abitare rendendo al contempo questi luoghi vivi, frequentati da persone e attività. Il piano operativo del Comune di Firenze si muove in questa direzione: è un’operazione che può essere estesa in diverse parti della città”.

“Il problema sociale dell’abitazione – prosegue Agnoletti – ha assunto in oltre mezzo secolo contorni diversi. Se è vero che oltre il 70% per cento delle famiglie oggi vive in case di proprietà, resta sempre una fascia di popolazione estremamente bisognosa. Rileggere la storia abitativa di Firenze ci può aiutare a tracciare la direzione futura”.

“In questo percorso affiorano cambiamenti sostanziali che hanno investito molteplici aspetti: il ruolo del pubblico e la platea degli altri soggetti coinvolti (dagli Iacp, agli Ater a Casa spa), la ripartizione delle competenze (dallo Stato, alle Regioni fino al livello locale), gli strumenti utilizzati (dai piani operativi alle norme che stabiliscono quote riservate all’edilizia sociale), le modalità di finanziamento degli interventi (da specifici canali di finanziamento alla scarsità di risorse pubbliche di oggi)”.

Una ricostruzione all’interno della quale Agnoletti ha messo in evidenza i fattori che influenzano il lato della domanda, le dinamiche demografiche, i processi di distribuzione della popolazione sul territorio, i paradigmi culturali della pianificazione, i nuovi stili abitativi.

“L’obiettivo è che dall’analisi delle esperienze maturate, tenuto conto dei profondi mutamenti che hanno interessato sia il lato dell’offerta che quello della domanda, se ne possa trarre qualche suggerimento per le policy di oggi. Un tempo queste politiche abitative erano trasversali e strutturali, mentre oggi ci si muove per interventi una tantum. Oltre a questo, abbiamo bisogno di un canale di finanziamento specifico per l’edilizia pubblica, oggi assente”.

“Il tema dell’abitare – dice Nicola Paulesu, assessore del Comune di Firenze a Welfare, Accoglienza e Integrazione, Casa – è centrale in una città sempre più attenta ai bisogni delle persone che la vivono, in una città inclusiva, libera, aperta e sostenibile come è Firenze. Stiamo lavorando ad azioni che raccolgono e affrontano nuove sfide ci sono adesso necessità che vanno oltre il bisogno di alloggi popolari per le famiglie che vivono situazioni di vulnerabilità, verso cui in ogni caso il nostro impegno è sempre al massimo: siamo di fronte ad una varietà di bisogni nuovi e urgenti, quelli delle giovani famiglie, degli studenti, dei nuovi lavoratori che arrivano da fuori Firenze, dei lavoratori a basso reddito, degli anziani”.

“Le case Erp – continua Paulesu – sono indispensabili, ma non bastano più, quella che pochi anni fa definivamo come zona grigia della popolazione è sempre più vasta e sempre più variegata; dare risposte concrete a tutte le esigenze è un nostro punto fermo, perché le città sono fatte da chi le abita e ogni persona che va a comporre questa pluralità rende Firenze più ricca”.

 

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