La IV edizione di Urbanpromo Green 2020 conferma la propria impostazione volta ad approfondire le forme e le modalità del principio guida della sostenibilità nella pianificazione della città e del territorio, e nella progettazione e realizzazione degli interventi, facendo interagire teoria e prassi, il profilo tecnico-scientifico e le concrete esperienze. La manifestazione sviluppa un articolato quadro di tematiche che vengono approfondite in convegni e seminari, svolti secondo varie modalità.

Protagonista del convegno di apertura è la RUS – Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile, la cui iniziativa si inquadra nel pre-festival dell’ASVIS – Allenza per lo Sviluppo Sostenibile. Il convegno, in sessione plenaria, indaga i rapporti dell’Università con i sistemi urbani di riferimento da tre angolazioni. Uno sguardo è endogeno, ed è rivolto a progettualità e modelli di assetto spaziale, ambientale, tecnologico, energetico di Campus sostenibile. Uno sguardo è esogeno, ed indaga le sinergie fra università e sistema urbano in termini di capacità di innescare processi complessi di rigenerazione dei tessuti urbani e di creazione di nuove economie. Uno guardo è trasversale, e sviluppa il rapporto dell’Università con istituzioni, enti, associazioni, aziende, imprese e il suo impatto sugli aspetti economico-sociali e territoriali.

Ampio è lo spettro delle questioni successivamente affrontate.

La questione della “densità urbana” si è conquistata una posizione di primo piano nel dibattito sulla città post-Covid. In epoca recente la compattezza degli insediamenti, contrapposta alla “città diffusa”, era considerata come una sorta di “antidoto” alla crisi ambientale e climatica generata dai processi di urbanizzazione. Nel periodo seguito all’esplosione della pandemia, i contenuti del dibattito urbanistico hanno subìto un autentico ribaltamento. Tuttavia, qualora si veda nella concentrazione urbana soprattutto un importante fattore di pericolosità, si sottovalutano gli importanti benefici che le città dense sono in grado di generare. Occorre quindi individuare un punto di equilibrio tra tesi contrapposte ed estrarre, da esperienze significative, indicazioni utili per migliorare la qualità urbana.

Le politiche volte a contenere gli effetti del cambiamento climatico poste in essere dalle Città stanno esprimendo best practices che meritano di essere messe a confronto allo scopo di evidenziare le innovazioni da introdurre nella pianificazione urbanistica, i provvedimenti di varia natura destinati ad incidere sulla qualità della città, l’evoluzione tecnica delle opere pubbliche. Le politiche di resilienza e di antifragilità delle Amministrazioni coinvolgono anche aziende private, società miste, università, associazioni.

La “città resiliente” negli ultimi anni ha attivato un importante filone di analisi e di proposte progettuali soprattutto in riferimento al cambiamento climatico e alle catastrofi naturali. L’esplosione della pandemia ha prepotentemente innestato nell’idea della “città resiliente” nuovi imperativi. Una nuova sorgente di bisogni da soddisfare con soluzioni urbanistiche, abitative, produttive, con impianti urbani e reti sociali, che pongano le comunità urbane in grado di fronteggiare nuove emergenze non più solo ambientali, ma anche sanitarie, sociali ed economiche. Dalle più recenti esperienze di vita riflessioni per il futuro della città

La presenza e la qualità del verde nelle città, quale essenziale componente dello sviluppo urbano sostenibile, è al centro delle politiche urbanistiche di molte Amministrazioni comunali. Le iniziative realizzate o in corso, talvolta si prefiggono di recuperare spazi in tessuti densamente edificati, altre volte riorganizzano il frammentato verde degli standard urbanistici, altre volte ancora fanno leva sulle forme di cittadinanza attiva per gestire verde pubblico in abbandono. L’obiettivo della produzione dei servizi ecosistemici e la strategia della microchirurgia urbana si stanno concretizzando in numerosi progetti. In questo contesto, il “valore del verde“, nelle sue molteplici declinazioni, per la qualità della vita nelle città e per la salute umana è materia di una analisi interdisciplinare.

Gli “Eco-quartieri” costituiscono un’esperienza ormai ventennale di progettazione di insediamenti urbani sostenibili, connotata da un’attenzione particolare per gli aspetti energetici, ambientali e di mobilità dolce. Merita quindi operare un bilancio critico di queste esperienze, per approfondire i risultati ottenuti in termini di innovazione delle modalità costruttive, della gestione dei cicli di risorse (acqua, energia, rifiuti) e delle performance ambientali (permeabilità, spazi aperti) alla scala di quartiere, oltre ai miglioramenti nella ciclopedonalità. Ed anche verificare se questi risultati sono stati accompagnati da appropriate risposte nel campo della inclusività sociale e della responsabilizzazione di enti locali e operatori economici.

Quello dei “paesaggi in transizione” è tema tanto attuale quanto catalizzatore di criticità. In Puglia, nei paesaggi devastati dalla xilella, la ricostruzione del paesaggio è affidata, nel bene e nel male, alle singole iniziative produttive agricole con esiti che meritano di essere esaminati per definire appropriate strategie. In Italia numerose sono le cave in cui l’attività estrattiva è cessata da tempo: il più delle volte sono in abbandono ed interessate da spontanei processi di rinaturalizzazione ma talvolta sono oggetto di progetti di riutilizzazione per funzioni ricreative e culturali. I territori devastati dal sisma ospitano rovine e insediamenti provvisori, nell’attesa – ormai troppo lunga – di ritrovare una propria identità anche in nuovi paesaggi adeguati alla loro storia. Una ricognizione insieme con proposte per il futuro.

Lo sforzo per rendere sempre più accessibile a tutti la città con i suoi servizi e le sue opportunità si trova a dover soddisfare esigenze molto diversificate in contesti mutevoli. L’invecchiamento della popolazione, per un verso, e il cambiamento climatico per l’altro, possiedono interdipendenze che meritano di essere esplorate sotto il profilo di una “città accessibile a tutti”. Un approfondimento con forte connotazione sociale.

Nel campo della “mobilità dolce” la crescita delle iniziative nazionali e locali volte a realizzare nuove ciclovie sollecita a creare una visione di carattere sistemico. Non solo per rappresentare, seppur ancora per brani, la nuova rete che le singole iniziative potrebbero concorrere a formare. Anche per rendere evidenti e valorizzare le interdipendenze tra infrastruttura, comunità, città, paesaggi. Un filone di ricerca, documentazione, interazione istituzionale e sociale, che merita di essere seguito e sostenuto nel corso della sua evoluzione.

La relazione tra la dimensione cittadina e l’acqua continua ad essere un propulsore fondamentale per la trasformazione urbana. La stessa proiezione della “città-porto“, contesa tra la verticalità delle case-fondaco e l’indefinita spazialità del mare, tra la funzione logistica e commerciale che le è sempre stata connaturata e le esigenze di rappresentazione dei ceti che la governano, costituisce una continua fonte di stimoli per comprendere le dinamiche urbane e territoriali. Il complesso tema delle “Città porto”, la permanenza e la mutazione dei suoi paradigmi, da quelli che si esprimono attraverso le franchigie doganali a quelli che ne contrassegnano l’evoluzione da città portuale a città turistica, sono oggetto di specifico approfondimento.

Il legno ed i materiali naturali si stanno affermando come una delle più significative innovazioni nel campo della progettazione edilizia e urbana. Materiali antichi, o costituenti scarti di lavorazione, che sono stati riscoperti, e talvolta scoperti, come capaci di significative prestazioni tecniche. Nell’esperienza internazionale l’impiego del legno e il recupero degli scarti di lavorazioni tendono a sviluppare possibili sinergie per una progettazione e costruzione totalmente “bio”. In Italia un ineludibile termine di riferimento sono i Criteri Ambientali Minimi, introdotti dal legislatore per migliorare la qualità delle costruzioni. Fra le sperimentazioni in corso, ha raggiunto la fase operativa un progetto sperimentale di unità abitative temporanee.

Nella città la produzione di rifiuti edili, ovvero inerti provenienti dal settore delle costruzioni e demolizioni, è la tipologia di rifiuto speciale non pericoloso più rilevante. Diventa pertanto estremamente importante riuscire a riutilizzare e recuperare quanto più possibile questo materiale. La diffusione di buone pratiche di gestione dei rifiuti da costruzione e demolizione, nello spirito degli obiettivi e delle attività della piattaforma ICESP, è volta a far emergere i fattori abilitanti e i limiti che il contesto nazionale e locale esercita sulla trasferibilità e la replicabilità delle pratiche.

Le parti di città costruite nell’immediato dopoguerra e fino agli anni ‘80 necessitano di ricostruirsi una nuova immagine urbana, e il patrimonio edilizio nazionale richiedere di essere migliorato in termini di efficienza energetica e sicurezza antisismica. Quale misura di sostegno dell’economia, di recente il costo degli interventi utilizzabile per le detrazioni fiscali è stato aumentato fino al 110%. Luci ed ombre si prospettano tuttavia sull’effettiva efficacia degli incentivi fiscali come leva per il miglioramento complessivo del patrimonio edilizio del nostro paese. Dagli esperti delle Istituzioni preposte e dagli operatori del settore sono attesi utili chiarimenti.

La situazione creatasi a fronte dell’emergenza Covid 19 ha dato nuova accelerazione al dibattito sulla “food policy“. La pandemia ha messo in luce, da una parte, quanto le caratteristiche del sistema alimentare possano influenzare il benessere della città e interagire con le sue trasformazioni, dall’altra quanto siano importanti le connessioni con il territorio circostante e quanto la globalizzazione dei consumi abbia fino ad ora distorto questa relazione, modificando i nostri comportamenti e le nostre città. Nei lunghi mesi dell’emergenza sono dunque emersi aspettative, orientamenti e pratiche, che probabilmente, non solo nel sistema alimentare, produrranno trasformazioni di più lungo periodo, su cui vale la pena riflettere.

Il ripensamento dei modelli di sviluppo proposto dall’”economia circolare” impone di rivedere tutte le fasi della produzione legata all’utilizzo delle risorse primarie e prestare attenzione all’intero ciclo produttivo, attraverso la valorizzazione non solo del capitale naturale (risorse primarie e impatti ambientali), ma anche di quello sociale (lavoro e benessere) ed economico (investimenti e redditi). Per una completa adesione a tale paradigma è necessario disporre di modelli di analisi e valutazione in grado, da un lato, di aiutare a individuare le connessioni causali e retroattive tra i diversi elementi del sistema, e, dall’altro, di evidenziare il complesso sistema di convenienze economiche sottostante. Di qui l’utilità di una verifica dello stato dell’arte in ambito valutativo.
Su queste ed altre rilevanti questioni che animano gli studi e le progettazioni ispirate dall’idea della sostenibilità, Urbanpromo Green 2020 coinvolge la vasta comunità composta da organi dello Stato, Regioni e Comuni, altri soggetti pubblici titolari di varie competenze, Ordini professionali, associazioni, professionisti, mondo della ricerca e della formazione, aziende produttrici di beni e servizi che concorrono alla realizzazione di uno sviluppo sostenibile.
I risultati scientifici e politico-culturali conseguiti su ognuno dei temi proposti danno vita alla sessione plenaria con cui si conclude la quarta edizione di Urbanpromo Green.

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