12/04/2019
Sono crescenti l’attenzione e interesse che il tema della mobilità dolce attrae nell’ambito di Urbanpromo, sia dal punto di vista degli approfondimenti dei convegni, sia da quello dei progetti presentati alla manifestazione e quindi disponibili nella gallery di www.urbanpromo.it. Tra questi è ambizioso e significativo quello della Rete ciclabile della Sardegna, i cui promotori sono la Regione Sardegna (attraverso l’Assessorato dei Lavori Pubblici), ARST SpA (l’Azienda dei Trasporti regionali della Sardegna) e il CIREM, ovvero il Centro Interuniversitario Ricerche Economiche e Mobilità, delle Università di Cagliari e Sassari. I tre enti collaborano per l’attuazione di quello che è lo strumento di realizzazione della Rete ciclabile, il piano regionale della mobilità ciclistica.
L’11 dicembre scorso, attraverso l’approvazione del suddetto piano con la delibera 60, la realizzazione della Rete ciclabile ha compiuto un importante passo di un cammino partito di fatto nel 2015, quando la Regione approvò il Piano infrastrutture compiendo l’innovativa scelta di definire le ciclovie infrastrutture strategiche al pari di quelle “tradizionali”, come strade e ferrovie.
Italo Meloni, nel ruolo di responsabile scientifico, sottolinea che il piano recentemente approvato è il primo a livello nazionale costruito “in coerenza con la legge nazionale del gennaio 2018 che tra l’altro istituisce e finanzia le dieci ciclovie di rango nazionale”. La definita coerenza tra piano regionale e legge nazionale Meloni la individua innanzitutto nel ruolo strategico, ai fini dello sviluppo economico, assegnato al sistema delle ciclovie. Questo comporta che alla base della realizzazione delle ciclovie ci sia un processo di pianificazione, e che esse non siano considerate mere infrastrutture, ma veri e propri progetti di territorio. Una concezione, dice Meloni, che in Sardegna era già in costruzione nel momento in cui a livello nazionale è maturata ed è stata approvata la legge.
Un secondo motivo di coerenza è da individuare nel fatto che il piano regionale “consente di potere affermare che stiamo costruendo anche un’infrastrutturazione di tipo sociale, visto che si vuole fare sì che aumenti il numero di persone, abitanti e turisti, che usano la bicicletta: quindi non si tratta solo di realizzare un’infrastruttura, ma di favorire un cambiamento sociale e culturale”.
Alcune peculiarità e innovazioni del piano regionale della mobilità ciclistica che sta già dando vita alla Rete ciclabile della Sardegna: la presenza di “cicloservizi” che saranno posizionati lungo i percorsi (infopoint, ricariche per le bici elettriche, aree di sosta, ciclofficine); l’integrazione con il sistema della mobilità, quindi con il trasporto pubblico, perché la rete è pensata innanzitutto per stimolare l’uso della bicicletta di chi non ne fa uso, i principianti, che quindi devono avvalersi dell’uso congiunto con altri mezzi; ecco quindi una segnaletica di indirizzamento che aiuti la fruizione. Innovativa anche la pianificazione di 11 parchi ciclistici, per fare in modo che i diversi territori possano offrire itinerari particolari pensati per valorizzare le proprie risorse. A questo si affiancherà un’opera importante di promozione, comunicazione, sensibilizzazione.
La Rete sarà di 2600 chilometri, di cui 1200 sono quelle finanziati dallo Stato attraverso la citata legge nazionale, e 600 si sovrappongono alle ferrovie turistiche, dove quindi viene progettato un uso congiunto con il treno. La Regione Sardegna ha stanziato 15 milioni di euro, e 660 chilometri di ciclovie complessivi sono attualmente in fase di progettazione. Da sottolineare, infine, che il sessanta per cento delle rete si svolge su viabilità esistente, dove saranno necessari interventi, li definisce Meloni, di “compatibilità ciclistica”, per fare meglio convivere auto e bici. Operazioni che in Sardegna, per via di un territorio che ha una viabilità secondaria piuttosto articolata e capillare, possono costituire un punto di forza.