Gianni Biagi, URBIT
La nuova Direttiva sul rendimento energetico degli edifici (4°rifusione dell’Energy Performance of Building Directive, ribattezzata “case green”) è ufficialmente legge dell’Unione europea (è stata pubblicata l’8 maggio 2024 sulla G.U.).
Con l’approvazione della nuova Direttiva EPBD (Energy Performance of Buildings Directive), l’Europa si orienta verso edifici sempre più sostenibili ed efficienti dal punto di vista energetico.
Attualmente gli edifici consumano il 40% dell’Energia Primaria Europea e producono il 36% delle emissioni di gas serra che sono responsabili dei cambiamenti climatici.
Il testo approvato prevede che gli stati membri, nella loro regolamentazione, attuino un “cambio di paradigma”: l’efficienza energetica dell’involucro edilizio deve esser prioritaria (energy efficiency first) rispetto alle Fonti Energetiche Rinnovabili, le quali devono coprire il fabbisogno residuo di energia per la climatizzazione, illuminazione, mobilità elettrica, ecc., e non supplire alle inefficienze di edifici poco o male efficienti.
Il provvedimento impone che i Paesi membri procedano al recepimento entro due anni dall’entrata in vigore ovvero entro il 28 maggio 2026. La versione definitiva della Direttiva è meno vincolante rispetto alle bozze precedenti, ma gli obiettivi individuati dalla UE rimangono decisamente impegnativi.
L’obiettivo del FIT FOR 55, consiste nella riduzione del 55% delle emissioni nette di gas ad effetto serra, ossia, del consumo medio di Energia primaria (che è l’energia lorda richiesta dai servizi energetici degli edifici) entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990.
Il traguardo conclusivo è fissato per il 2050 e prevede la neutralità climatica nella zona europea.
Sono previsti alcuni obiettivi intermedi che interessano diversi aspetti strategici:
- il consumo medio di energia primaria in kWh/(m²anno) dell’intero parco immobiliare residenziale dovrà diminuire di almeno del 16% (rispetto al 2020) entro il 2030 e di almeno del 20-22% (rispetto al 2020) entro il 2035; inoltre si chiede che almeno il 55 % del calo del consumo medio di energia primaria sia conseguito mediante la ristrutturazione del 43% degli edifici residenziali con le prestazioni peggiori.
- obiettivo “zero emissioni” (ZEmB) dal 2028 per tutti gli edifici pubblici di nuova costruzione e dal 2030 per le nuove costruzioni residenziali private.
- l’eliminazione di tutte le caldaie alimentate a combustibili fossili entro il 2040, passando da una soppressione dei sussidi pubblici già dal 2025.
In Europa gli immobili hanno in media una vita di 35 anni, in Italia 85, il 68% degli edifici nel nostro Paese (solo 21% in Francia) è in classe energetica più bassa (E, F, G) e il tasso ponderato annuo di riqualificazione energetiche in Europa è di circa l’1%, mentre in Italia è salito a circa il 3,5% dall’avvio del superbonus.
L’Italia ha davanti una sfida importante caratterizzata da un parco immobiliare obsoleto, che vede l’84,5% degli edifici italiani costruiti prima del 1990 (contro il 65,6% della Francia e il 75,3% della Germania), e da un basso tasso di rinnovamento edilizio, che in Italia è pari allo 0,85% all’anno contro l’1,7% di Francia e Germania.
In Italia, con circa 13 milioni di edifici residenziali, l’impegno sarà particolarmente significativo anche se la Direttiva ci chiede di concentrare i nostri sforzi sui circa 5 milioni di edifici privati (43%) con prestazioni energetiche più basse, puntando a interventi di ristrutturazione significativi entro il 2030.
Il convegno si propone di approfondire questi temi cruciali, aprendo un confronto tra imprese, esperti del settore e professionisti.
PROGRAMMA
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