NOMISMA | Società di studi economici – FOCUS ON

APRILE 2015

a cura di Salvatore Giordano, Marco Marcatili e Marco Stevanin

 

Dopo la tempesta, ripensare lo sviluppo, se non costituisce una priorità dell’agenda politica, rappresenta una urgenza della comunità. Nella consapevolezza che le traiettorie di crescita non saranno più “autostrade” comode e ben visibili, ma “sentieri” impervi, tortuosi e spesso non riconoscibili immediatamente, ci sembra utile recuperare due “lezioni” che possono aiutare a condividere una rinnovata visione di sviluppo locale.
La prima di Carlo Trigilia secondo cui, in una economia sempre più legata a fattori non di mercato, meno governabili con semplici relazioni contrattuali e più basati invece su condizioni di contesto che facilitano la cooperazione fra soggetti, lo sviluppo locale si realizza quando migliora la capacità di produrre beni collettivi locali che alimentano la competitività delle imprese e quando aumenta la capacità di valorizzare beni comuni come risorsa e componente di una migliore qualità sociale. In tale quadro, allora, il perseguimento dello sviluppo locale, in un contesto di economia relazionale, dipende soprattutto dalla capacità di costruzione sociale dell’innovazione e diventa determinante la capacità dei soggetti locali, individuali e collettivi, di cooperare attraverso accordi formali e informali per arricchire le economie esterne materiali e immateriali. In questo senso, risulta centrale la qualità della governance locale, come dimostrano gli esperimenti incentrati sullo sviluppo caratterizzati dalla capacità dei gruppi dirigenti pubblici e privati di collaborare ad un progetto condiviso.
Nella seconda lezione di Giacomo Becattini il corretto punto di partenza dell’analisi produttiva postula che ogni luogo, per come hanno contribuito a formarlo madre natura e le vicende della sua storia, ha in ogni dato momento un suo grado di “coralità produttiva”, che si articola in mille figure istituzionali (dalla famiglia tipica all’impresa rappresentativa, al governo locale, ai riti religiosi ecc.) e culturali (per esempio, le istituzioni para-produttive, l’assistenza sociale, gli sport praticati e preferiti ecc.) che costituiscono lo sfondo (in senso antropologico) da cui dipendono e su cui si proiettano le decisioni, anche economiche. Siamo di fronte ad un processo composito dove, al servizio della crescita umana agiscono, simultaneamente e alternativamente, forze che provengono sia dal con-vivere che del co-produrre: economie esterne di “vicinanza caratteriale” ed economie esterne di “vicinanza tecnico produttiva” miranti tutte a soddisfare al meglio un particolare nucleo di bisogni.

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