17/07/2016
Il progetto “Visioni urbane”, presentato all’ultima edizione di Urbanpromo dalla Regione Umbria e disponibile sulla gallery online di www.urbanpromo.it, è l’opportunità di fare il punto su trent’anni di politiche di rigenerazione urbana in un territorio che rappresenta nel nostro Paese un’esperienza unica e paradigmatica, tanto da costituire un modello immediatamente identificabile anche dai non addetti ai lavori. La storia e le informazioni di “Visioni urbane” – un volume cartaceo e un’applicazione per smartphone, gratuita e disponibile sia su Google Play che su Apple Store – consentono anche di cogliere le caratteristiche e i cambiamenti di un modello che è andato negli anni via via arricchendosi.

In Umbria rigenerazione urbana vuol dire Programmi urbani complessi, che rispondono all’acronimo di Puc. Un modo innovativo di organizzare e sistematizzare investimenti che fanno capo all’Unione europea, allo Stato, alle Regioni e ai Comuni e ai privati, per mettere in campo politiche di riqualificazione delle città, dei centri storici ma non solo. “Visioni urbane” evidenzia l’evoluzione di questi strumenti, grazie tra gli altri a un lavoro di catalogazione condotto dalla sezione Umbria dell’Istituto Nazionale di Urbanistica.

Si parte dalla pionieristica prima generazione, quella dei cosiddetti Puc1, che dalla metà degli anni Ottanta del secolo scorso ha visto prima per un decennio la Regione Umbria sperimentare la promozione della riqualificazione urbana con il concorso di risorse pubbliche e private, per poi arrivare nel 1997 all’approvazione della legge regionale numero 13, che ha rappresentato il momento della più incisiva diffusione dei Puc nel tessuto municipale: molti Comuni comprendono le potenzialità dello strumento e se ne avvalgono per riqualificare centri storici, ma anche siti periferici e siti industriali in dismissione.

Una svolta ulteriore arriva nel 2008 (in coincidenza con l’avvio del ciclo della programmazione europea 2007 – 2013) , quando nei bandi per i nuovi Puc, i cosiddetti Puc2, si afferma un vero e proprio cambio di filosofia di intervento e di concezione della rigenerazione urbana. Non si finanziano più esclusivamente progetti di aggiustamento edilizio e “fisico” delle città e degli edifici, ma ai Comuni è richiesto di raggiungere gli obiettivi di riqualificazione urbana passando anche attraverso il finanziamento delle attività economiche, dell’immateriale accanto al materiale: quindi infrastrutture culturali, commercio, attività turistiche, marketing urbano. Si impone la concezione che la rigenerazione sia una pratica complessa, a tutto tondo, e che per rendere attrattivo il centro storico o comunque l’ambito oggetto di intervento si debba lavorare sui soggetti oltre che sugli oggetti. E’ la seconda generazione dei Puc.

L’ultimo passo è quello che comprende anche i cosiddetti Puc3, del 2013, questi ultimi destinati ai Comuni con popolazione inferiore ai diecimila abitanti. In questo ultimo caso si parla di Programmi Integrati di Sviluppo Urbano, e la novità sostanziale è che il bando regionale invita le amministrazioni comunali alla redazione dei programmi anche in forma associata con una forte integrazione e complementarietà con i Quadri Strategici di Valorizzazione: una nuova forma di programmazione strategica per i centri storici e il territorio. Si afferma in tal modo la concezione di una rigenerazione urbana che riguarda non solo i centri storici o comunque i sistemi urbani, ma che investe anche i sistemi territoriali.

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