Un edificio-quartiere (pubblico) con 55 alloggi degradati, occupato da 88 persone, denominato dai faentini “la casbah” e rappresentativo di quel modo di concepire l’edilizia sociale degli anni ’70, è sfuggito alla demolizione grazie a un progetto di rigenerazione urbana di 4,5 mln di euro che ha trasformato radicalmente l’immobile, riducendolo a 42 appartamenti e spazi al PT per attività diverse, ma mantenendone integra la conformazione architettonica. Il progetto ha comportato la ricollocazione dei residenti, l’attuazione di un PRUACS e l’appalto dei lavori, sempre monitorati, che si concluderanno a inizio 2015 a soli 4 anni dalla decisione di rigenerare il quartiere.
Questi i punti salienti del progetto:
– riduzione degli appartamenti e aumento della dimensione media
– aumento dell’efficienza energetica e emissioni di CO2 che passano da 3.561 a 213 ton/anno per l’acqua sanitaria, da 298.335 a 3.295 per l’energia elettrica; quella termica per il riscaldamento si riduce dell’81%
– attivazione di spazi di cohousing e integrazione di funzioni extraresidenziali al PT
– nuove strategie per elevare la percezione di sicurezza nei residenti.
L’aspetto più innovativo, che dona identità al complesso, è una grande opera di street art di 1000 mq di un gruppo di artisti (Team Ginko) che fa già parte del MAP, museo all’aperto della città di Faenza.
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