24/04/2019
Non mancano tra i progetti che sono disponibili nella gallery di www.urbanpromo.it quelli che mettono a sistema buone pratiche e paradigmi, in questo caso l’edilizia sociale innovativa e la sostenibilità. A Budoia, in provincia di Pordenone, si è infatti condotto in porto seguendo queste direttrici un interessante esperimento: si tratta del progetto “Abitare sostenibile”. Fabio Dandri, referente tecnico dell’Agenzia per l’Energia del Friuli Venezia Giulia, e il sindaco Roberto De Marchi spiegano che “il progetto nasce nell’ambito della collaborazione in essere tra il Comune di Budoia e l’Agenzia per l’Energia del Friuli Venezia Giulia.  Lo spunto iniziale arriva dal nuovo Piano Regolatore del 2014: un’area di espansione individuata nei pressi della stazione ferroviaria e destinata ai nuovi modi di abitare stimola l’Amministrazione comunale ad avviare un progetto culturale che evidenzi le buone pratiche in tema di architettura sostenibile e cohousing. L’Agenzia per l’Energia viene delegata a trovare i partner, le risorse e, quindi, di dare forma al progetto che si concretizza con una serie di convegni ed un concorso di idee”. 

Fondamentale quindi il ruolo dell’Agenzia per l’Energia che opera dal 2006 nel settore del risparmio energetico e della sostenibilità, con particolare attenzione alle applicazioni nel comparto edilizio ed ai più virtuosi protocolli presenti sul territorio nazionale: CasaClima e Passivhaus.  L’efficienza energetica è però solo una delle attuali sfide finalizzate alla corretta gestione del territorio ed alla qualità della vita. L’Agenzia per l’Energia, insieme al Comune di Budoia, ha mantenuto la regia del progetto ma, fin da subito sono stati coinvolti gli esperti del settore che poi hanno anche preso parte alla giuria del concorso; tra questi l’ATER per gli aspetti legati all’edilizia sociale, lo studio TAM Associati per l’esperienza accumulata nel settore del cohousing e la sezione regionale dell’Istituto Nazionale di Urbanistica per le implicazioni urbanistiche e di integrazione nel contesto territoriale.

Dandri e De Marchi sottolineano tuttavia anche il ringraziamento alle “altre istituzioni che hanno sostenuto il progetto, perché è fondamentale la disponibilità di competenze ma anche di risorse”. Scendendo nello specifico dei contenuti di “Abitare sostenibile”, i due definiscono come principale quello di “indagare come possono essere declinate a livello di progetto le indicazioni del Piano Regolatore. Siamo consapevoli di aver proposto un concorso di idee ambizioso, che ha richiesto fin da subito l’integrazione di competenze diverse per rispondere ai diversi criteri di valutazione: il rapporto con il paesaggio e con l’architettura storica, la qualità abitativa anche in relazione alle esigenze del cohousing, e quindi ai rapporti sociali e di vita in comunità, la mobilità sostenibile, l’efficienza energetica con standard Passivhaus e gli impianti a fonti rinnovabili. I due convegni organizzati a margine del concorso ed i progetti partecipanti hanno permesso di raccogliere diversi spunti sulla possibile trasformazione dell’area di intervento, nel rispetto dei criteri predefiniti”.

Centrale il ruolo del contesto, un centro urbano piccolo, di circa 2500 abitanti: “Il progetto nasce proprio dal contesto e dalle dinamiche insediative, che risentono del calo della popolazione nei borghi rurali. Ripensare ai modi dell’abitare, tenendo anche conto delle opportunità lavorative offerte dai nuovi mercati e dalle tecnologie di comunicazione, può essere una strategia per contrastare la tendenza allo spopolamento dei piccoli centri. Ci sono segnali interessanti, per esempio un sempre più diffuso ritorno alla natura, l’attenzione alle filiere agroalimentari cosiddette biologiche, l’aumento del turismo sostenibile e in particolare del cicloturismo.  La pubblica amministrazione può partecipare attivamente al rafforzamento della propria comunità, con una adeguata gestione del territorio e dei servizi presenti, incentivando gli insediamenti di tipo sostenibile ove siano stimolati nuovi stili di vita e nuove relazioni, non solo urbane e infrastrutturali ma anche – e soprattutto – relazioni sociali”.

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