Si chiamano “Geco” e “Greta”: se ne è parlato ad Urbanpromo 2025, il summit tra gli esperti italiani del settore in corso all’Innovation Center della Fondazione CR Firenze

Bologna, 14 novembre 2025. Una grande comunità energetica di quartiere ed un coinvolgimento attivo dei cittadini in questa transizione: è il cuore dei progetti Geco e Greta, sviluppati nel Comune di Bologna e presentati oggi a Urbanpromo 2025. La manifestazione è promossa dall’Istituto Nazionale di Urbanistica, con l’organizzazione di Urbit e il sostegno della Fondazione CR Firenze, in corso all’Innovation Center di Firenze

Geco (Green Energy Community) e Greta, sono due esperienze che indicano una possibile via alternativa per il futuro delle comunità energetiche urbane. Un approccio innovativo che vede nei governi locali – in particolare nei Comuni – attori chiave per legare partecipazione, inclusione e transizione energetica.

“Con Geco e Greta – ha detto Giovanni Fini, dirigente settore tutela dell’ambiente del Comune di Cesena, che ha collaborato con Urbit per questa iniziativa – abbiamo costruito modelli concreti che mettono insieme cittadini, imprese e istituzioni. L’obiettivo è quello di arrivare ad un modello di città che produce e condivide energia rinnovabile, superando le barriere normative e culturali che ancora frenano la diffusione delle comunità energetiche. Le amministrazioni locali devono avere un ruolo di regia, perché solo conoscendo il territorio possono attivare processi realmente partecipati e sostenibili”.

Bologna si conferma così laboratorio d’innovazione per l’energia condivisa, grazie a due iniziative che, pur muovendosi su binari distinti, convergono verso un obiettivo comune: rafforzare il legame tra energia e territorio e coinvolgere in maniera attiva cittadini, imprese e istituzioni locali.

Il caso bolognese offre un punto di vista concreto su una questione ancora aperta a livello nazionale: quale ruolo devono assumere i governi locali nella nascita e nello sviluppo delle comunità energetiche? Se, da un lato, il rapporto “Le Comunità Energetiche in Italia” di Utilitatis/Rse sostiene che i Comuni non siano attori fondamentali del processo, dall’altro esperienze come Geco e Greta dimostrano che i territori possono essere il terreno fertile da cui far germogliare modelli di produzione e consumo sostenibili, se opportunamente accompagnati e aggregati dalle amministrazioni pubbliche.

Geco, in particolare, è nato per costruire una grande comunità energetica nel quartiere periferico del Pilastro, estendendo l’uso dell’impianto fotovoltaico del Caab – 120.000 metri quadrati di pannelli solari – alle abitazioni limitrofe. Con oltre 5000 persone coinvolte, Geco punta a diventare la più ampia comunità energetica italiana. Tuttavia, l’assenza dei necessari decreti attuativi ha bloccato il progetto, impedendo il collegamento tra la produzione del Caab e i condomini del quartiere.

Di fronte a questa impasse normativa, il progetto è stato riconfigurato, prevedendo la nascita di due comunità distinte: una legata al Caab e alle imprese della zona, l’altra radicata nel Pilastro, con nuovi impianti installati sul tetto della chiesa parrocchiale, del centro commerciale e di una filiale bancaria. Un’evoluzione che non ha segnato un arretramento, ma un ampliamento di prospettive: grazie al progetto europeo Greta, l’idea originaria è stata rilanciata su scala metropolitana, coinvolgendo anche l’area industriale delle Roveri e ampliando il perimetro della futura comunità energetica.

Greta, infatti, si concentra sulla promozione dell’engagement attivo dei cittadini nella transizione energetica, individuando strumenti e metodologie per superare le barriere sociali, normative e tecnologiche che ancora ostacolano la diffusione delle comunità energetiche. A Bologna, il progetto ha offerto un nuovo impulso allo studio di soluzioni condivise e radicate nel tessuto urbano, confermando come l’energia possa diventare strumento di inclusione, sviluppo e cittadinanza attiva.

Queste esperienze dimostrano che i Comuni, pur non essendo ancora pienamente riconosciuti come attori centrali nella normativa nazionale, possono e devono giocare un ruolo cruciale nella costruzione delle comunità energetiche: aggregatori di bisogni e opportunità, facilitatori tra cittadini e imprese, registi di un’alleanza tra energia e territorio destinata a durare nel tempo.

 

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