L’assessore regionale Spanedda: “Perseguiamo obiettivo transizione energetica, ma va superato il far west delle richieste di installazione di nuovi impianti. Per questo siamo i primi ad emanare una norma sulle aree idonee”
Firenze, 15 novembre 2025. “La legge sulle aree idonee della Regione Autonoma della Sardegna disciplina l’installazione di impianti per produrre energie rinnovabili, ponendo fine ad una situazione di confusione che mette a rischio il paesaggio, l’agricoltura e i beni identitari”. Lo ha detto l’assessore regionale Francesco Spanedda, intervenendo ieri a Urbanpromo, la rassegna nazionale degli urbanisti che si è conclusa all’Innovation Center di Firenze. Al suo fianco, per tracciare un quadro sul funzionamento delle rinnovabili nell’isola, è intervenuta Alessandra Casu, vicepresidente di Inu Sardegna: “Alla Sardegna – ha ricordato quest’ultima – il cosiddetto decreto Draghi assegna un’ulteriore produzione di energia da fonti rinnovabili per una potenza di circa 6 gigawatt, mentre abbiamo domande di oltre dieci volte gli impegni da onorare”.
“Occorre pianificare in modo da favorire la transizione energetica senza che gli impianti trasformino in maniera incontrollabile il paesaggio e l’economia locale: una speculazione energetica favorita dalla mancanza di un impianto normativo coerente” – ha detto Spanedda – “Oggi – ha proseguito l’assessore – è frequente che chi intende realizzare nuovi impianti, eolici o fotovoltaici, si rivolga a interlocutori fragili, come gli imprenditori agricoli dell’entroterra. In alcuni casi i progetti presentati sono significativamente più ampi degli insediamenti urbani vicini. Per questo motivo abbiamo lavorato su una legge che identifica le aree idonee per l’installazione e quelle non idonee”.
“Le prime – continua l’assessore – sono quelle già compromesse, le zone industriali, le aree dismesse e così via: già solo con queste possiamo soddisfare i requisiti. Le seconde sono quelle già oggettivamente identificate, anche dal Mic ad esempio, come aree oggetto di tutela, più i crinali delle montagne (fondamentali per lo spegnimento degli incendi), le aree in cui si trovano infrastrutture di ricerca (poiché le installazioni possono interferire con i loro strumenti) e i siti Unesco, dal momento che ogni modifica del territorio può far cadere il riconoscimento come Patrimonio dell’Umanità”.
“Le richieste di connessione per impianti eolici si concentrano specialmente nel nord-ovest dell’isola – ha spiegato Alessandra Casu -. Gli aerogeneratori già installati coprono il 60% della domanda energetica interna e la regione già esporta energia verso il resto dell’Italia. Produrre ancora significa andare incontro a problematiche impattanti”.
Tra queste, “la deviazione delle rotte abitualmente seguite dai tonni, disturbate dagli impianti, la compromissione dei processi biogeochimici dei suoli su cui sorgono i grandi impianti fotovoltaici, le questioni legate ai pascoli che vengono interdetti agli animali, bovini e caprini, di taglia grande. Un pattern di situazioni che richiedono di essere governate con una normativa adeguata”.
La Regione ha stanziato 100 milioni per promuovere il fotovoltaico tra i privati con ISEE inferiore a 15.000€, per combattere la povertà energetica. Sta destinando 29 milioni alle aziende per l’efficientamento e l’auto-produzione, ha finanziato studi di fattibilità redatti dai Comuni per Comunità energetiche rinnovabili.