24/02/2021
Il Centro Interuniversitario Ricerche Economiche e Mobilità (Cirem) dell’Università di Cagliari e Sassari ha presentato a Urbanpromo Progetti per il Paese il Piano della mobilità attiva del Parco Geominerario. Il direttore del Cirem, Italo Meloni, risponde ad alcune domande.

Cominciamo con l’inquadramento del Parco Geominerario, collocazione geografica e caratteristiche.

Il Parco Geominerario Storico ed Ambientale della Sardegna (PGSA) viene istituito nel 2001, a seguito di un lungo percorso protratto per decenni, e raggiunge il massimo riconoscimento a livello internazionale nel 2007 attraverso l’inserimento nella rete europea e globale Geoparks dell’Unesco, allo scopo di tutelare e valorizzare un patrimonio geologico, minerario, storico e ambientale unico al mondo.

Il PGSA si articola in otto aree distinte, che si estendono per circa 3.800 kmq e testimoniano l’intensa e antica attività mineraria che in esse si è svolta. Oltre agli aspetti geominerari, le otto aree sono caratterizzate da specifiche peculiarità ambientali e storico-archeologiche, che contribuiscono alla connotazione del loro paesaggio.

Da dove nasce l’esigenza di un Piano della mobilità attiva?

ll PGSA costituisce un patrimonio identitario di elevato valore con caratteristiche peculiari da valorizzare nel rispetto dei requisiti di tutela e salvaguardia. In questa prospettiva si inserisce la strategia di pianificare un sistema di accessibilità ed integrazione fisica e funzionale sostenibile che consenta di superare il frazionamento dovuto alla diffusione delle stesse sull’intero territorio regionale.

Il Piano mira alla realizzazione di un sistema plurimodale di mobilità attiva funzionale alla fruizione e all’accessibilità sostenibile su scala regionale delle componenti di valore naturale, storico e ambientale afferenti al PGSA: attraverso la connessione fisica di queste componenti si mira a favorire la riconoscibilità e la coesione dei paesaggi regionali, ovvero proporre un’interpretazione dei luoghi diversa da quella tradizionale, impostata su modelli di fruizione del territorio e del paesaggio più consoni alle più sensibili e raffinate trame che contraddistinguono ambiti di così elevato valore storico e naturale, ma marginali e meno investiti da forme di attrattività diffusa.

La mobilità attiva, definita come quella forma di spostamento che utilizza mezzi non motorizzati in alternativa e in contrapposizione alle forme tradizionali di mobilità, è stata scelta per incrementare la riconoscibilità e la concreta fruizione unitaria delle emergenze del PGSA che si vuole coniugare con lo sviluppo e la promozione di una rete di itinerari cicloturistici che può costituire un ulteriore volano per aggiungere attrattività fisica ed emotiva al territorio. In questo contesto quindi l’utilizzo della bicicletta, anche in integrazione con le altre modalità di mobilità attiva (cammini e ippovie), acquista un valore economico e sociale importante e si lega strettamente al concetto di ambiente ed ecosostenibilità.

Leggendo la presentazione del progetto nella gallery online sul sito web di Urbanpromo, si notano obiettivi legati all’accessibilità, alla pianificazione paesaggistica, al turismo. E’ corretta questa interpretazione a più livelli? 

Si è corretta. L’obiettivo generale del Piano è sintetizzabile nel concetto di valorizzazione del patrimonio geologico, minerario, storico, ambientale e culturale dell’isola, migliorandone la fruibilità in senso sostenibile per fornire ai potenziali turisti e/o visitatori (anche già presenti nell’isola per altre mete) una modalità alternativa di lettura del territorio, che si rivolge a quella crescente quota di turismo attivo, lento ed ecologico che vede nell’uso della bicicletta la sua principale declinazione.

Con il Piano si intende garantire la riconnessione tra le otto aree nelle quali si articola il perimetro del PGSA, sia dal un punto di vista trasportistico e di offerta turistica, rafforzare l’integrazione e il collegamento con il restante patrimonio geologico della Sardegna, aree minerarie, siti Unesco, emergenze ambientali, storiche e culturali, con particolare riferimento ai beni paesaggistici e identitari. In estrema sintesi si vuole fare del Parco una destinazione turistica con un’immagine distintiva e chiara, in grado di attrarre sia appassionati dello specifico settore tematico (es. turismo culturale, ambientale, minerario) sia turisti interessati a forme di esperienze turistiche attive (come il cicloturismo) o ad intraprendere una vacanza ecologica all’aria aperta.