19/03/2017
Al bando per la riqualificazione delle periferie promosso dal governo il Comune di Reggio Emilia ha concorso con il Programma di rigenerazione urbana del quartiere di Santa Croce, presentato a Urbanpromo Progetto Paese nel novembre 2016 e disponibile nella gallery della manifestazione. Un aspetto di questo programma che può senza dubbio definirsi innovativo è lo spazio e il ruolo che l’amministrazione comunale ha dato ai privati – associazioni, imprese e cittadini – nell’ambito del processo di rigenerazione.
Santa Croce è un quartiere fortemente identificato con le Ex Officine Reggiane, a loro volta interessate in questi anni da un’opera di recupero e trasformazione. Il Comune ha indetto una manifestazione di interesse a cui hanno partecipato i proprietari dei principali complessi immobiliari del quartiere e oltre 50 fra associazioni, imprese, cittadini, che hanno presentato progetti di rilevante interesse pubblico. Le manifestazioni comprendevano una molteplicità di funzioni: dall’artigianato di servizio all’impresa e alle persone, alle esposizioni temporanee, spettacoli teatrali, laboratori didattici ed attività sportive. E’ stato decisivo insomma lo spirito di proposta dei cittadini, delle associazioni e delle imprese che ha permesso all’amministrazione di dare vita a una vera e propria proposta organica incentrata sul Riuso delle strutture che, spiega l’assessore alla rigenerazione urbana Alex Pratissoli, “mette al centro il contenuto, la funzione, le persone che lo promuovono ed il loro rapporto con il contesto sociale in cui si innestano. Il valore, soprattutto sociale, del contenuto è dunque enormemente più importante del valore economico delle opere necessarie per farlo funzionare”.
La strategia adottata a Reggio Emilia secondo Pratissoli può fare scuola: “Si apre uno scenario nuovo non solo per le Amministrazioni, ma anche per i professionisti dell’architettura, nel quale l’infrastruttura è quasi irrilevante rispetto alla funzione ospitata”.
Lungi dall’essere un programmatore a monte come nella concezione urbanistica tradizionale, all’amministrazione comunale spetta piuttosto il ruolo di coordinatore e ottimizzatore. Infatti per essere funzionale il processo alla base del riuso di immobili dismessi deve essere sequenziale: occorre innanzitutto selezionare le funzioni in modo coerente rispetto al progetto di rigenerazione sociale che si persegue per il quartiere, ed aggregarle in maniera ragionata in modo tale che la condivisione degli spazi renda più efficiente e dunque meno costoso il riuso e la gestione dell’immobile e al contempo arricchisca l’offerta sociale; successivamente occorre scegliere l’immobile più adatto ad ospitare le funzioni così individuate; infine occorre lavorare assieme ai promotori del progetto di riuso nella logica del “brico-man” ovvero favorire processi di autocostruzione realizzati per stralci.
L’assessore Pratissoli considera la strategia adottata a Santa Croce un possibile modello da adottare altrove in città. Infatti, spiega, “il lavoro fatto sull’Ambito di riqualificazione di Santa Croce ha messo in evidenza queste caratteristiche del riuso che rappresentano dei limiti solo se si approccia il riuso con gli strumenti tradizionali dell’architettura. Il percorso condiviso con i diversi ordini professionali è stato in tal senso una buona palestra per tutti i soggetti coinvolti, compresa l’amministrazione comunale, e sono convinto possa rappresentare un importante punto di partenza per replicare, con la dovuta attenzione, questa iniziativa anche in altre zone della città”.