Iginio Rossi, Francesco Sbetti, INU-URBIT
L’emergenza vissuta negli ultimi due anni ha messo in evidenza ancora maggiormente il ruolo determinante degli spostamenti, in particolare delle persone, nei riguardi del funzionamento urbano e della qualità della vita. La mobilità ha di conseguenza assunto pesi e ruoli complessi e articolati che l’hanno spostata dall’essere una funzione specialistica o peggio settoriale nell’impianto pianificatorio e progettuale dello spazio urbano e territoriale. Il sistema della mobilità è un sinonimo del sistema dell’abitare: ambedue per essere efficienti implicano coerenza con integrazione, inclusione, bene-essere, ecc. In questo contesto culturale è evidente come la mobilità attiva (pedonale e ciclabile) possa incidere profondamente sulla qualità complessiva della vita individuale e collettiva. L’incremento delle infrastrutture che ne consentono lo svolgimento, la crescita e la diffusione è una delle azioni prioritarie di questo nostro periodo di adeguamento, cambiamento, transizione ecologica delle città. Più in generale la mobilità attiva può diventare uno dei principali “giacimenti per produrre” rigenerazione urbana e sostenibilità. Ma affinché ciò possa avvenire occorre agire con politiche, strategie e strumenti connessi e aggiornati nonché in grado di trattare lo spazio pubblico con quella sensibilità necessaria a renderlo fruibile dalle forme di mobilità attiva.
L’incontro promosso da INU-URBIT in collaborazione con FIAB-ComuniCiclabili attraverso l’approfondimento di studiosi e l’esposizione di casi virtuosi consentirà di definire meglio l’agenda delle priorità che già si stanno delineando nel Paese grazie alle nuove azioni messe in atto da molti Comuni e che riguardano: l’integrazione del quadro politico e strategico in cui si collocano gli interventi di mobilità attiva; la trasformazione d’uso delle aree a parcheggio dei veicoli inquinanti; l’aggiornamento degli standard urbanistici in più efficienti standard prestazionali. In conclusione verrà proposto da INU-URBIT-FIAB un manifesto della mobilità attiva per la transizione ecologica delle città.
PROGRAMMA
Motivazioni e attese:
Iginio Rossi, INU-URBIT
Alcune esperienze per la qualità urbana e territoriale
“Mobilità Ciclistica: dalla pianificazione agli investimenti sulla rete cicloviaria”
Nadia Bellomo, Posizione Organizzativa Pianificazione Strategica, Città Metropolitana di Firenze
“Ciclovie e paesaggio in Sicilia. EuroVelo alla prova del Mezzogiorno”
Luca Barbarossa, Università degli studi di Catania
“Cura della città e sostenibilità”
Paolo Gandolfi, Direttore Area Sviluppo territoriale PG, Comune di Reggio Emilia
“Programma di riuso di aree a parcheggio per attrezzature green-smart-mobilità attiva”
Fabio Finocchiaro, Dirigente Mobilità sostenibile, Comune di Catania
Un manifesto della mobilità attiva per la transizione ecologica delle città
“Rigenerare i parcheggi, una nuova opportunità per le città”
Francesco Sbetti, INU-URBIT
“La mobilità ciclabile per la rigenerazione urbana”
Alessandro Tursi, Presidente FIAB
“Ripartire dalle città secondo natura”
Dante Caserta, Vice Presidente WWF
“Verso una nuova legge di principi per il governo del territorio”
Paolo La Greca, Presidente Centro Nazionale di Studi Urbanistici
Interazione con le chat:
Barbara Chiarelli, Università degli Studi di Trieste
English
Gentilissimi,
grazie per la interessante mattinata.
Un tema che mi sembra strutturante e che tiene a mio avviso assieme molte delle problematiche e delle tematiche esposte; è la questione di cambiare e superare il paradigma di come viene letta e normata la pista ciclabile oggi, e più in generale la ciclabilità urbana ed extraurbana. Una entità vista, quasi sempre, come indipendente e invadente del sistema della circolazione automobilistica.
Quando si viaggia nel nord Europa si capisce prima, e si impara poi, a circolare con l’auto condividendo lo spazio con le biciclette.
Quindi perché continuiamo a progettare e a interpretare il concetto di pista ciclabile come infrastruttura indipendente, con cordoli, o paletti, oppure balaustre, invece di ragionare come un nastro che scivola parallelamente a quello automobilistico, o diversamente in maniera indipendente ove fosse necessario e possibile. Certo la sicurezza, che obbliga alla divisione degli ambiti che sono normativamente regolano la circolazione dei mezzi a motore da quelli a propulsione umana.
Per superare tutto questo bisogna lavorare nella direzione di una campagna educativa del ciclista, in primis, e poi dei conducenti dei restanti veicoli… in nord Europa quando si scende dall’auto, il conducente, apre la portiera con ma mano destra, così da poter scorgere e verificare se arriva un ciclista…questione di regole e di educazione.
L’ambito ciclabile viene visto e percepito ancora oggi come il luogo sicuro dell’escursione e/o della passeggiata. No. Deve essere soprattutto uno spazio certo per lo spostamento quotidiano e come si è detto “della relazione tra i luoghi”.
Io faccio parte di un ristretto numero di cittadini, ma che sta crescendo, che quotidianamente usa la bicicletta per gli spostamenti in città. Con me gli altri tre componenti della famiglia. Il tema di occupare la strada come “ridistribuzione democratica dello spazio urbano” mi sembra l’unica possibilità reale per rigenerare le città.
Quello che come attività professionale mi sono sempre trovato a cercare di modificare è proprio il paradigma che l’uso della bicicletta non deve essere visto come questione ludica ma come questione di mobilità.
Questione politica. Questione normativa. Questione culturale.
Il lavoro è complesso e multi livello.
Saluti e grazie.
Cordialità_Nazario Petrucci